UNCEM PIEMONTE UNIONE NAZIONALE DEI COMUNI DELLE COMUNITA' E DEGLI ENTI MONTANI
Delegazione Piemontese

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Al Sindaco Lo Russo Uncem chiede una cosa importante, in vista dell’insediamento del Consiglio della Città Metropolitana, il 12 gennaio. Scelga il suo vicesindaco metropolitano da un piccolo Comune. Dia un segnale. Buono e a prova di futuro Non prenda un o una Consigliere della Città. Il Vice in corso Inghilterra dovrà occuparsi di strade, scuole, fauna selvatica. Deve conoscere a fondo i territori [la città metropolitana di Torino non si ferma all’area metropolitana alias prima cintura, ricordiamolo bene]. Il Vicesindaco metropolitano deve saper parlare con i Sindaci, guidare un processo di interazione, definire un patto autentico tra territori. È un ruolo importantissimo. Non si i improvvisa questo ruolo. Lo Russo scelga un Consigliere eletto in un piccolo Comune. Non della prima cintura. Usciamo da qui, dalla cerchia urbana. È un segnale decisivo per 312 Sindaci e Amministrazioni comunali. Di una Città Metropolitana che non deve imitare la Provincia, seppur dalla storia gloriosa. È altra cosa e costruisca altre cose. Moderne e innovative. Uniche in Italia, sul modello europeo. Guardi a Cuneo, Nizza, Lione, Grenoble. Evitiamo di imitare o scimiottare Milano. Che è altra cosa. Torino peraltro ha già tanta rappresentanza politico-istituzionale. In Consiglio regionale ad esempio. Dunque, affinché Corso Inghilterra non sia una succursale di Piazza Palazzo di Città, uno spin-off per portare qualche risorsa alla città di Torino, ad esempio con il PNRR (e i Piani integrati, di certo non appannaggio della Città, bensì da attuare in una logica “metromontana”), si individui una rappresentanza in Città metropolitana vera e diffusa. Un Vicesindaco metropolitano che lavori in stretto contatto con l’Assessora alla Città metropolitana e metromontana, intuizione importante di Lo Russo per Palazzo Civico. Delega che ora va riempita di contenuti. E Uncem farà la sua parte. Ma per corso Inghilterra non chiudiamoci nel classico e un po’ banale, stantio urbanocentrismo. Quello peraltro che non ci ha fatti evolvere con le Olimpiadi invernali, quello che non dà valore ai Sindaci e non riconosce che senza le aree rurali e montane, senza 312 Comuni, Torino può solo diventare ancor più piccola. Scegliamo la centralità dei territori. Smettiamola di chiamarli interni, marginali, piccoli borghi, estensioni di qualche quartiere bene della città dove divertirsi e dove avere il parco giochi di Torino. I territori e i Comuni sono il fulcro delle politiche territoriali dell’ex Provincia, del nord-ovest. Torino se ne accorga prima che sia troppo tardi.