UNCEM PIEMONTE UNIONE NAZIONALE DEI COMUNI DELLE COMUNITA' E DEGLI ENTI MONTANI
Delegazione Piemontese

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Presidente Colombero, come è iniziato il 2022?

Siamo nei giorni nei quali il Parlamento sta votando il nuovo Presidente della Repubblica, il Capo dello Stato. Pochi giorni fa abbiamo dato tutti l’ultimo saluto a David Sassoli, Presidente del Parlamento europeo. E i Comuni si stanno cimentando nei primi bandi del PNRR, il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza. Sono tre eventi che segnano l’inizio di questo anno. Un gennaio intenso. La morte di Sassoli, l’eco che ne è seguita, non è scollegata dagli altri due fatti.

In che senso?

Facciamo Politica, nei livelli istituzionali diversi, a partire dai Comuni. Siamo impegnati nel dare risposte alle nostre comunità. E Sassoli ha sempre cercato di dare risposte, concrete, fattive, nel presente e nel futuro, alle comunità. È un modello di impegno. Di “uomo-mondo”, di azione collettiva, mai da solo. Con valori solidi e sguardo sul reale. Dialogo al centro. Non possiamo dimenticarlo. Che lancia un monito alla Politica, alle donne e agli uomini impegnati in Parlamento per scegliere chi guiderà il Paese nei prossimi sette anni. Una scelta decisiva, per la quale serve quel “giudizio” che Sassoli ci insegna, insieme a tanto altro. Chi ci guida, guida anche noi, i Comuni, il lavoro che facciamo. In lui, secondo la Costituzione, ci riconosciamo. Dunque sono certo che Sassoli possa ispirare, con i valori in cui credeva, questa scelta del Presidente della Repubblica.

E i Comuni?

I Comuni stanno lavorando sui primi bandi del PNRR. Bando borghi, rigenerazione urbana, Piani urbani integrati per quelli nelle Città Metropolitane. E ne arriveranno molti altri, come sulle comunità energetiche, sulle green communities, sulle reti di teleriscaldamento, sugli accordi di filiera. Non nascondo che sono un po’ disorientati. Non vorrei che i bandi venissero sfornati da Ministeri e Regioni “come pizze”. Chi arriva prima la prende e se la porta al tavolo. Dobbiamo invece sostenere e guidare un processo, che è prima di tutto culturale, poi politico e operativo. Non può essere che chi arriva prima, meglio alloggia. Altrimenti le sperequazioni aumenteranno. E di certo il Paese non può permetterlo.

Ovvero?

Non si può inseguire tutto. Non possiamo rincorrere, ogni Comune, tutto quel che arriva. Serve anche qui “giudizio”. E non tutti i Comuni possono fare tutto. Serve sempre di più un ragionamento che vada oltre i campanili.

Cosa intende Presidente?

Intendo che in una valle, il beneficio che arriva a uno deve essere considerato a beneficio di tutti. Per evitare di rimettere in gioco gli stupidi meccanismi del passato. Hai fatto tu la piscina o l’area industriale? La voglio fare anche io, non posso come Comune restare indietro rispetto a te. Altrimenti i cittadini si arrabbiano. Non deve più essere cosi. Se un Comune realizza una scuola, questa va pensata e fatta a dimensione di valle, deve travalicare i confini, dare risposte alla collettività oltre il campanile e oltre i confini amministrativi. Così per quanto riguarda i borghi. Essere felici e soddisfatti anche del successo del vicino è una regola nuova, per vedere nuovi i territori, a partire proprio dai Sindaci

Cambia paradigma, dunque.

Deve cambiare. E purtroppo non abbiamo visto, sui primi bandi del PNRR, lo spazio che dovrebbero avere le Comunità montane, le Unioni montane, le Unioni di Comuni. Non abbiamo visto integrazione, superamento delle barriere, oltre che semplicità nel linguaggio e nei meccanismi. Così non va bene. I bandi finora si rivolgono solo ai Comuni. È certamente giusto, sono soggetto costituzionale. Ma permettere anche ai Comuni che già lavorano bene insieme o lo vogliono fare, di farlo meglio, è decisivo. Non dobbiamo frammentare. Su alcuni bandi, come quello della rigenerazione urbana, so di Enti che cercano partner anche a 50 o 100 chilometri da loro per raggiungere i 15mila abitanti. Dovremmo invece puntare sulle aggregazioni istituzionali esistenti. Altrimenti buttiamo alle ortiche il lavoro fatto per cucire. È prima di tutto, dicevo, un fatto culturale. E Politico.

Non certo semplice, non trova?

Abbiamo anche registrato situazioni per le quali i Comuni “più amici” tendono a escludere gli altri. Vecchie incrostazioni che ritornano. Sono anacronistiche, dannose, pericolose. Ne fanno le spese i più deboli sui territori. È sempre difficile confrontarsi. Difficilissimo. Una questione di sovranità, di democrazia, tanto più in Piemonte. Ma su questo dobbiamo crescere nel dialogo e nella voglia determinata di lavorare insieme in un’area omogena ottimale, in una valle, nell’unione. E poi c’è un altro punto decisivo.

Quale?

La qualità del progetto. Non è relativa e non è una questione estetica. Rispondere a un bando, ad esempio il bando borghi, è semplice. Ci vogliono poche ore a compilare il form del Ministero della Cultura. Cosa molto diversa è costruire un progetto partecipato dalla comunità, studiare forme, modelli, risultati, ricadute, benefici. Sono soldi che l’Europa ci presta e non possiamo fare tanto per fare. La fiducia negli Enti mi fa credere, ritenere, essere convinto che questi processi di progetto efficace, ricercato, condiviso, studiato fino in fondo, saranno vincenti.

Come si fa?

Sappiamo che gli Enti locali, i Comuni e anche le Unioni non hanno personale e non hanno, quasi sempre, personale formato per questi obiettivi. Dobbiamo lavorare su due fronti. Come Uncem per spingere i competenti Ministeri a permettere assunzioni, e non solo a tempo determinato e volte al PNRR, ma a tempo indeterminato e anche per le Unioni. In secondo luogo, occorre farci aiutare. E da chi è capace.

Cosa intende Presidente Colombero con questo?

È semplice. I Comuni, ma anche Uncem, ricevono decine di segnalazioni di studi di progettazione, di consulenza, di supporto… Sono anche in questo caso un po’ disorientati. Devono probabilmente scegliere bene chi può aiutarli, per superare smarrimento e difficoltà nell’orientarsi tra i bandi, fare un’azione per la quale i Comuni e le Unioni sanno che, se investono in questa assistenza, sono realmente sostenuti nel percorso. Non solo nella risposta a un bando o a un avviso, sia regionale o nazionale, del PNRR o di un POR.

Quante sigle, Presidente…

Si, sono molte. Orientarsi è difficile. Insieme siamo vincenti, come Enti. Da soli, ci siamo già perduti.

E la Regione? Cosa dovrebbe fare?

Sono contento del rapporto con il Settore Montagna regionale – con tutti i Settori, con Giunta e Consiglio – che sta avviando un Programma Montagna a tutto tondo. È decisivo. Evitare la frammentazione, rendere comprensibile agli attori in gioco, in primis alle Amministrazioni, la complessità, rendendo i progetti possibili. Combattere spopolamento, abbandono, fragilità, desertificazione non si fa con una bacchetta magica, bensì con una capacità di coinvolgere le comunità. Ho però chiesto a Giunta e Consiglio regionale di lavorare per rafforzare il sistema delle Unioni montane. Dopo la chiusura delle Comunità montane, la fragilità è aumentata. Dobbiamo farlo anche con Città Metropolitana di Torino e le Province. Ma una revisione, un tagliando, alla legge regionale sugli Enti locali, è urgente.

Torino città, quale il ruolo?

Sostenere i processi che superano la frammentazione. Anche qui, come sopra. Con il Sindaco Lo Russo, con l’Assessora Pentenero, tutta la Giunta e con il Vicesindaco Metropolitano Suppo e i suoi colleghi, si può fare un lavoro di crescita, di coesione. Serve determinazione. Non si possono lasciare i territori da soli a organizzarsi e a rispondere, senza regia, ai bandi. Una cosa sono gli spazi tecnici e burocratici, l’altra gli spazi di lavoro e legami politici. Dialogare. Superare muri e avviare nuovi processi.

Ad esempio?

Mi piace quanto ha pensato l’Assessore Tresso sui fiumi. Torino riconosca, anche investendo risorse proprie, i servizi ecosistemici che i territori garantiscono. In primis, acqua e boschi. Facciamo con Torino un grande progetto sulle foreste delle valli alpine. E così con tutte le Province. Coinvolgiamo le aziende. Facciamo un percorso virtuoso per valorizzare le filiere forestali e dell’acqua. Le competenze non mancano. Ma serve un tavolo politico per avviarlo. Così sui servizi, in particolare sanitari.

Mancano i medici e non solo, giusto?
Sì, vero e lo ripetiamo da tempo al Ministro della Salute oltre che all’Assessore regionale. Le case della salute da sole non risolvono il problema della mancanza di medici di base e pediatri di base. Ecco perché ho proposto alla Regione di prevedere, sul bilancio 2022, 500mila euro almeno per incentivare i medici di base che aprono studi nei Comuni più alti delle valli.

Basterà?

Non certo da soli. Si apre la nuova programmazione comunitaria. Su PAC, PSR, FESR dobbiamo “mettere i territori”. Senza credere che dare solo un po’ di soldi, pochi o tanti, trasformi i territori. I processi di comunità sono vincenti. I finanziamenti si attivano di conseguenza. Lo abbiamo detto anche alle Diocesi, alle Fondazioni bancarie, al Terzo Settore, alle Datoriali, ai Sindacati. Il piano per le montagne del Piemonte, come quelle italiane, nasce da un percorso fatto insieme. Dove i Sindaci fanno una parte. Ma senza comunità si fa niente. Nuovi e storici residenti insieme. Altri arrivano. Ma la comunità è al centro.

Sembra uno slogan…

Non lo è, ne siamo certi in Uncem. Il Piemonte è comunità. Quella di Santi Sociali, della “Camminare insieme”, delle Università che generano sapere, quella dei borghi spopolati, quelle di Nuto Revelli fuggite dalle valli e ritrovate a Torino, quella della città che ha fatto Olimpiadi e deve immaginare come essere meno piccola. Le comunità dei paesi che oggi e ieri e domani sono presenti e vive. Ma hanno bisogno di spazi di comunità. Di condividere e di luoghi dove farlo. Non sempre sono nuovi cantieri o opere. Sono consapevolezze, incontri, dialoghi, anche scontri, nei territori, nelle frazioni, nei paesi e tra essi. Lavoriamo su questo. Sassoli ci insegna questo nuovo umanesimo. Un nuovo spirito collettivo di impegno. Che non si ferma ai bandi e che va oltre i finanziamenti. Ne può beneficiare, ma delinea un futuro migliore con semplicità e con strumenti nuovi. Tante esperienze belle, vincenti abbiamo in Italia e in Piemonte. Ci sono nuovi paradigmi tra i nostri Comuni e tra i Sindaci. Se interpretata bene, questa fase, il PNRR, darà sorprese. Parlamento e Regione, Governo e altri Enti possono, anche attraverso Uncem, ascoltare l’impegno dei Comuni e agire di conseguenza. Noi faremo la nostra parte.