UNCEM PIEMONTE UNIONE NAZIONALE DEI COMUNI DELLE COMUNITA' E DEGLI ENTI MONTANI
Delegazione Piemontese

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VALORIZZAZIONE DELLA BIOMASSA LEGNOSA PER L’EFFICIENTAMENTO ENERGETICO DI EDIFICI PUBBLICI: IL CASO DI ORMEA, UN MODELLO SOSTENIBILE DI GESTIONE DEL TERRITORIO E DI VALORIZZAZIONE DELLE SUE RISORSE

1-LA FILIERA LOCALE E LA GESTIONE FORESTALE

Nei secoli, il territorio alpino ha definito strutture diverse per la gestione del bosco, condizionandone lo sviluppo a ragioni storiche e sociali, per lo più mantenendo un rapporto di complementarietà tra agricoltura e foreste, soprattutto laddove queste ultime non hanno pregi particolari e, comunque, non si presentano facili da valorizzare economicamente. Nella zona dell’Alta Val Tanaro, il rapporto con il bosco è stato, spesso e a lungo, di semplice sussistenza, con grosse estensioni di superfici pubbliche solo parzialmente gestite e superfici private suddivise in tante piccole proprietà, utilizzate secondo le necessità e, salvo casi rari, per periodi limitati, senza obiettivi prettamente economici.

Secondo un’analisi tipologica condotta dall’Università di Torino, il materiale detraibile dai boschi dell’Alta Val Tanaro ha capacità di utilizzo limitate, potendo essere destinato quasi esclusivamente alla produzione di legna da ardere (88% del totale).

L’avvio del teleriscaldamento ha evidentemente inciso su tali condizioni di partenza, dal punto di vista economico e sotto il profilo organizzativo. Nodo centrale del modello Ormea, in questo senso, è stata la costituzione del Consorzio Forestale Monte Armetta il quale, da un lato, ha avviato la gestione pianificata delle superfici forestali affidate alla sua conduzione, dall’altro, pur con le persistenti difficoltà connesse all’integrazione di un gran numero di soggetti diversi, ha assicurato il coordinamento delle imprese forestali locali, in funzione delle capacità e delle dotazioni da ciascuna di esse possedute, per la strutturazione della catena di fornitura alla centrale di teleriscaldamento di Calore Verde di Ormea.

Il Consorzio assicura la gestione unitaria di circa 1.100 ettari di bosco, per la quasi totalità di proprietà pubblica (le proprietà private gestite si estendono per un totale di 80 ha), prevalentemente composti da faggete (seguite dagli ostrieti e dai rimboschimenti), interamente pianificati ai sensi della normativa regionale di riferimento; il Piano Forestale Aziendale vigente è stato approvato dalla Regione Piemonte nel 2019, con validità fino al 2033.

Sulle proprietà gestite, il Consorzio effettua sia interventi di utilizzazione che interventi di miglioramento forestale, quest’ultimi prevalentemente finanziati dalla Regione Piemonte nell’ambito delle misure forestali del PSR, in quanto a macchiatico negativo (il guadagno ricavato dalle operazioni di taglio è inferiore alle spese sostenute per realizzarle).

Oltre alle superfici in gestione, il Consorzio ha pianificato ulteriori 500 ha di bosco, di proprietà dei Comuni di Ormea e di Alto, nel quadro di un’iniziativa di cooperazione finanziata dalla Regione Piemonte, a valere sul PSR 2014/2020, Operazione 16.8.1, la quale prevede anche l’attivazione, in convenzione con la stessa Regione, di uno Sportello forestale dedicato, a sostegno del ruolo di animazione e di indirizzo svolto dal Consorzio nei confronti del sistema forestale locale.

Con riguardo ai soggetti che operano a monte della filiera forestale, i quali rappresentano, in teoria, l’anello debole del sistema, perché sono di piccola dimensione (per la quasi totalità, si tratta infatti di ditte individuali) e tecnologicamente non completi, il Consorzio interviene a due livelli:

– economico, in particolare attraverso:

  • continuità e regolarità delle commesse
  • convenienza nella raccolta della biomassa povera (scarti delle utilizzazioni forestali che, prima, venivano abbandonati sul posto)
  • riconoscimento di un prezzo per la materia prima consono alla remunerazione dei costi di produzione e al conseguimento di margini di profitto adeguati agli investimenti minimi necessari

– tecnico, gestendo la logistica della fornitura e, soprattutto, le operazioni di cippatura per le imprese che non sono in grado di provvedervi direttamente.

Il consorzio fornisce a Calore Verde circa 4000t/anno di cippato e l’approvvigionamento è garantito dalle 14 imprese forestali locali.

In sintesi, il modello Ormea, operando nel quadro di una gestione forestale sostenibile, prende spunto da un concetto tipico dell’economia industriale, che riconosce la massima efficienza nel controllo diretto di tutto il ciclo di produzione, sia a valle che a monte, nel quadro di un’unica azienda o, come nel caso specifico, di una serie di aziende verticalmente integrate.

A fronte di un numero relativamente elevato di imprese forestali di piccola dimensione, (che hanno economie di scala contenute), il Consorzio Monte Armetta e Calore Verde, in sinergia tra loro, sviluppano le collaborazioni necessarie a controllare l’intero ciclo di produzione del calore a servizio del sistema di teleriscaldamento urbano e locale, all’interno del territorio designato di approvvigionamento della materia prima.

 

 

 

2-Le prospettive di sviluppo

La filiera bosco-legno dell’Alta Val Tanaro si concentra, ad oggi, essenzialmente sulla realizzazione di biomassa per la produzione di calore, in favore di una domanda circoscritta ad un bacino territoriale di stretta prossimità: la legna da ardere viene commercializzata direttamente all’utente finale, mentre il cippato, viene assorbito prevalentemente dalla centrale di Ormea.

Operando su un mercato così definito, il Consorzio è stato, fino ad oggi, scarsamente coinvolto nella definizione di sistemi di certificazione della gestione delle foreste e della catena di custodia dei prodotti forestali.

Ciò perché, da un lato, Calore Verde ha definito a monte l’area di provenienza del cippato e perché, dall’altro, gli acquirenti della legna da ardere hanno un rapporto diretto con il fornitore e conoscono l’origine del prodotto anche in assenza di marchi che lo certifichino.

Nell’organizzazione attuale, quindi, la certificazione forestale non aumenterebbe il valore del prodotto realizzato, né il mercato di suo riferimento.

Un approccio diverso al meccanismo della certificazione potrebbe derivare dall’accesso al mercato volontario dei crediti di carbonio che, pur in fase ancora sperimentale, rappresenta una reale opportunità per il settore forestale e per i territori, come l’Alta Val Tanaro, che hanno già avviato un percorso concreto di gestione forestale pianificata e di valorizzazione sostenibile del bosco e delle sue risorse.

Tuttavia, secondo le Linee Guida per la gestione dei crediti di carbonio adottate dalla Regione Piemonte, la presenza di un Piano Forestale Aziendale è un prerequisito indispensabile e per poter essere generati e venduti, i crediti di carbonio devono anche essere certificati da un ente terzo indipendente.

Uno stimolo alla certificazione forestale potrebbe derivare infine dalla prossima concretizzazione di un obiettivo di medio termine su cui il Consorzio sta lavorando da tempo, vale a dire l’organizzazione di una filiera dedicata alla realizzazione di paleria di castagno.

I castagni dell’Alta Val Tanaro si trovano, per la quasi totalità, su superfici frammentate di proprietà privata, che derivano da castagneti da frutto (prevalentemente della varietà Gabbiana, che produce la castagna “garessina”), solo in minima parte ancora in produzione; ciò ne ha rallentato la valorizzazione in forma integrata, anche perché i piccoli proprietari, anche laddove impegnati nella gestione dei boschi, hanno la tendenza a monetizzare con la maggior frequenza possibile il reddito periodico che deriva dalla vendita del soprassuolo, a prescindere dalle loro potenziali capacità produttive e di mercato.

La gestione consuetudinaria del castagno locale prevede, ad oggi, il suo utilizzo prevalente per la produzione del tannino e del pellet. Solo in minima parte il legno di castagno viene avviato dai boschi dell’Alta Val Tanaro alle segherie locali per la realizzazione di paleria; al rafforzamento di tale linea di lavorazione sono concentrati gli sforzi organizzativi del Consorzio, con riguardo al prodotto grezzo per ingegneria naturalistica e alla paleria per recinzioni e vigneti.

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3-IL PIANO DI RACCOLTA

Tra le attività condotte nell’ambito del progetto Pays-Ecogetiques, la Provincia di Cuneo, attraverso il suo soggetto attuatore Unione Montana Alta Val Tanaro, ha realizzato un Piano di raccolta e di lavorazione delle risorse legnose provenienti dalla gestione delle superfici forestali del territorio della stessa Unione Montana, valutando anche la possibilità di inserire nel ciclo di produzione della biomassa, (oltre al legname ricavato dal recupero del materiale povero, come ramaglie e residui di pulizia dei boschi), quello ottenuto dalle azioni di risanamento ambientale conseguenti ad eventi alluvionali (residui legnosi sradicati, materiale detritico legnoso).

Il Piano è parte del processo di valorizzazione della biomassa legnosa che, in Alta Val Tanaro, si collega direttamente all’azione, ormai ventennale, di efficientamento energetico degli edifici pubblici.

Nel 2000, infatti, è stata avviata la costruzione della centrale a biomassa che fornisce calore al Comune di Ormea; entrata in funzione nell’ottobre 2001, essa alimenta una rete di teleriscaldamento che è stata estesa per lotti successivi, fino a raggiungere l’intero nucleo centrale dell’abitato e che, al termine del progetto Pays-Ecogetiques, collegherà tutte le utenze pubbliche presenti sul territorio comunale.

Il Piano di raccolta ha perseguito l’obiettivo di approfondire gli aspetti connessi alla disponibilità, nei boschi dell’Alta Val Tanaro, di biomassa legnosa utilizzabile per lo sviluppo della filiera legno-energia, secondo le caratteristiche e le dimensioni che tale filiera assume ai fini dell’approvvigionamento della centrale locale.

Il Piano di raccolta si inserisce nella più generale azione di manutenzione e di miglioramento della superficie forestale che, in Alta Val Tanaro, ha un’estensione di quasi 27.000 ettari, oltre 6.800 dei quali nel territorio amministrativo dello stesso Comune.

In effetti, il modello prescelto dalle amministrazioni locali per la gestione dell’impianto ha avuto, da subito, una doppia valenza, economica ed ambientale, con la finalità dichiarata di estendere il concetto di sostenibilità all’intero processo di approvvigionamento della biomassa e, quindi:

  • di valorizzare le risorse forestali del Comune e del comprensorio dell’Alta Val Tanaro
  • di assicurare una corretta gestione e manutenzione delle stesse risorse
  • di organizzare gradualmente, intorno ad esse, una filiera locale.

La biomassa utilizzata dalla centrale, difatti, è interamente di origine locale (per vincolo contrattuale, la centrale può utilizzare combustibile raccolto entro un raggio di 70 km) e proviene prevalentemente dall’utilizzo di lotti boschivi situati nei comuni dell’Alta Val Tanaro e da interventi selvicolturali di miglioramento forestale condotti sul territorio di Ormea, coordinati e promossi dal Consorzio Monte Armetta, cui fanno capo alcune imprese forestali che si occupano delle operazioni di taglio e di raccolta e una ditta specializzata che provvede alle operazioni di cippatura.

L’impegno in materia energetica delle amministrazioni locali, dal 2000 in poi, si è concentrato sulla continua implementazione e sul conseguente progressivo efficientamento della filiera bosco-legno-energia, adeguandola all’evoluzione normativa (soprattutto in termini di pianificazione della risorsa forestale) e sostenendone la dimensione territoriale, quest’ultima considerata prioritaria anche rispetto alle valutazioni di tipo puramente economico (pur sempre nel quadro di un’attenta analisi costi-benefici).

Il modello Ormea integra e mantiene in equilibrio, nelle diverse realizzazioni che definiscono il suo percorso di sviluppo territoriale, le componenti ambientale, sociale ed economica lavorando, con riguardo a ciascuna di esse, su tre nodi strategici e sulla connessione tra gli stessi: la gestione forestale, la filiera locale e la gestione del calore.

Il Piano di raccolta è stato predisposto al fine di analizzare i dati forestali relativi ad una porzione di territorio potenzialmente interessato dallo sviluppo della filiera legno-energia. Lo studio ha inteso approfondire gli aspetti connessi alla disponibilità di biomassa legnosa utilizzabile individuando:

  • le superfici forestali presenti nell’ambito considerato
  • la consistenza in termini di superficie
  • la caratterizzazione selvicolturale (specie, forma di governo, tipo strutturale)
  • la caratterizzazione dendrometrica, attraverso una stima di massima del legname ritraibile con particolare attenzione alla parte di legname con i requisiti idonei a produrre biomassa utilizzabile dall’impianto.

Dall’analisi dei dati disponibili su SIFOR, la superficie forestale sottoposta a gestione attiva risulta pari a 17.696 ha, corrispondenti a circa il 67% della superficie forestale complessiva, per lo più composta da castagneti (37%) e faggete (29%).

Lo studio tuttavia condotto per valutare l’utilizzo di residui legnosi derivanti da azioni di risanamento ambientale conseguenti ad eventi alluvionali, (al fine di produrre cippato per la centrale), non ha dato esito positivo, dimostrando infatti diverse criticità, come la presenza di corpi estranei, problemi generati nella combustione e difficoltà nello smaltimento della cenere.

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4-IL CONVEGNO DI ORMEA: La biomassa legnosa, fonte di energia sostenibile

L’efficienza energetica e l’energia sostenibile per il riscaldamento degli edifici possono essere prodotte da fonti rinnovabili, come la legna: la strada è possibile, c’è già chi la percorre da anni e con successo. E’ questo il messaggio promosso ad Ormea dove il 21ottobre 2021 si è svolto il convegno sul tema “La biomassa legnosa, fonte di energia sostenibile”,promosso da Uncem Piemonte e dall’Unione Montana Alta Val Tanaro.

L’obiettivo del Convegno è stato dare visibilità alle azioni di progetto realizzate sul territorio target del Progetto Alcotra dell’Alta Val Tanaro, relativamente alla gestione forestale, all’utilizzo della biomassa legno per la produzione di energia, al teleriscaldamento, alla diagnosi energetica e le prospettive di sviluppo per il periodo 2021/27.

Il Convegno è stato organizzato in tre sessioni distinte, valorizzando temi diversi orientati a target differenti, coinvolgendo direttamente amministratori pubblici, imprese forestali e gli studenti della Scuola Forestale di Ormea e dell’Istituto G. Baruffi di Ceva. Hanno relazionato agli eventi, accanto ai referti dei partner di progetto, diversi funzionari regionali, il presidente di Uncem Piemonte e alcuni Sindaci portatori di best practices sul tema.

 

 

Sessione 1: Produzione di energia e gestione ambientale. Esempi di successo e prospettive di sviluppo

La prima sessione dell’evento ha concentrato i lavori sull’integrazione possibile e, in certi casi, già realizzata tra energia rinnovabile e gestione attiva del territorio. L’accento è stato posto su alcune parole chiave, ricorrenti negli interventi che si sono succeduti: pianificazione, sostenibilità ambientale e economica, cooperazione, filiera.

Su tali concetti ha, in apertura, richiamato l’attenzione il Presidente Regionale UNCEM, Roberto Colombero, il quale ha sottolineato la necessità di superare la parcellizzazione delle superfici forestali e delle imprese che vi operano, intensificando gli sforzi per valorizzare le esperienze di filiera e per favorire la collaborazione tra pubblico e privato nella costituzione di forme aggregative che gestiscano il bosco, secondo logiche di sostenibilità.

Il Presidente Colombero ha ricordato il ruolo di UNCEM in favore della transizione ecologica, per dare attuazione alla Strategia Forestale Nazionale (approvata nel 2021), nell’ambito dei diversi strumenti già resi disponibili dalla programmazione vigente e di quelli in fase di definizione; tra questi: le Green Communities, gli Accordi di Foresta, le diverse misure sostenute dal FEASR.

Sul tema della pianificazione, introdotto da Colombero come strumento necessario per superare la parcellizzazione, è intervenuto anche Andrea Crocetta, coordinatore di Replant (start-up nata da un gruppo di ricerca del Politecnico di Torino) e del progetto Leno 2022; proprio la pianificazione, infatti, è base essenziale per le scelte politiche e tecniche di governo dei flussi e consente a queste ultime di proiettarsi nel lungo periodo. Un esempio negativo, in questo senso, è rappresentato dal pellet: il 90% delle stufe prodotte in Italia ne prevede l’utilizzo ma, non essendo mai state correttamente pianificate le fasi di sua produzione, esso viene oggi quasi completamente importato, senza ritorni economici sui sistemi locali di raccolta e produzione.

Un’efficace organizzazione delle filiere, per contro, permette di orientare la gestione forestale anche verso usi non energetici del legname raccolto, maggiormente remunerativi, in un’ottica di sostenibilità economica delle imprese del settore.

Il percorso verso la qualificazione, auspicato da tutti i relatori intervenuti, ha un significato importante non solo con riguardo alla gestione della materia prima, ma anche per il contenimento delle emissioni. L’intervento di Marco Corgnati, funzionario del Settore Foreste della Regione Piemonte, ha infatti introdotto la problematica delle polveri sottili associata ad un utilizzo non corretto del legno a fini energetici (l’Italia è stata condannata dall’Unione Europea per il reiterato superamento dei valori limite fissati per la qualità dell’aria). Il modello per lavorare bene sul legno come fonte di energia prevede alcuni fattori organizzativi e comportamentali che devono coesistere e, in particolare:

  • adozione di soluzioni di efficientamento degli edifici, per ridurre la domanda di energia
  • efficienza nella trasformazione del legno in calore
  • utilizzo di combustibile di qualità, per massimizzare il rendimento e contenere le emissioni
  • conduzione degli impianti in modo corretto.

Proprio con riguardo agli impianti, la Regione Piemonte ha aperto un bando per la sostituzione di generatori alimentati a biomassa legnosa obsoleti con generatori di calore sempre alimentati a biomassa legnosa, ma certificati e innovativi. Il bando, rivolto a tutti i residenti in Piemonte, prevede un contributo di 1.500 euro per l’acquisto di stufe e termocamini appartenenti alla classe 5 Stelle e di 3.000 euro per l’acquisto di caldaie, sempre in classe 5 Stelle.

Ancora in un’ottica di sostenibilità degli impianti termici e per favorirne il controllo, la Regione Piemonte ha istituito un apposito catasto (CIT), prevedendo importanti sanzioni a carico del responsabile dell’impianto, dell’installatore e del manutentore che non assolvono agli obblighi di implementazione del CIT. Ha descritto la normativa vigente e il regime sanzionatorio Giovanni Nuvoli, funzionario del Settore Sviluppo energetico sostenibile della Regione.

La sessione si è chiusa con la presentazione delle esperienze virtuose condotte dai Comuni dell’Alta Val Pellice (Bobbio Pellice, Angrogna e Rorà) e dal Comune di Pomaretto; la testimonianza dei sindaci Mauro Vignola (Bobbio) e Danilo Breusa (Pomaretto), nel sottolineare il significato sperimentale delle azioni intraprese, ne ha individuato i punti cardine dai quali le azioni stesse sono partite: la gestione oculata dei boschi, il percorso verso la qualità e la certificazione, il coinvolgimento delle imprese locali (filiere corte), il controllo rigoroso delle emissioni a tutela delle comunità.

 

Sessione 2: Gestione forestale e produzione di biocombustibili legnosi. Certificazione a tutela della qualità e della sostenibilità

Coordinata da Environment Park, alla presenza degli studenti della Scuola Forestale di Ormea, la sessione si è concentrata sul tema della certificazione delle filiere foresta-legno, a partire dalla gestione del bosco, fino all’intero processo di trasformazione.

Oltre allo stesso Environment Park, che dal 2014 si occupa della gestione di un Gruppo di Certificazione PEFC per la catena di custodia del legname, sono intervenuti l’Associazione PEFC e AIEL, a rappresentare il significato e i vantaggi di operare nell’ambito di percorsi internazionalmente riconosciuti di tutela ambientale, dei gestione responsabile dei boschi, di salvaguardia dei lavoratori, con l’obiettivo condiviso della sostenibilità economica delle attività forestali.

Tre le principali certificazioni di settore presentate:

  • PEFC, che rappresenta il 94% delle foreste certificate in Italia, attestando la sostenibilità della loro gestione dal punto di vista ambientale (conservazione degli habitat di animali e piante, mantenimento della funzione protettiva delle foreste nei confronti di acqua, terreno e clima, tutela della biodiversità, rispetto del naturale ritmo di crescita della foresta, rimboschimento e rigenerazione), sociale (tutela dei diritti e della salute dei lavoratori), culturali (tutela delle popolazioni indigene) ed economici (valorizzazione delle filiere corte). PEFC certifica anche la catena di custodia, garantendo i consumatori sulla legalità, l’origine e la tracciabilità delle materie prime, dal sito di raccolta fino al prodotto finito
  • Biomass plus, con il nuovo marchio entrato in vigore nel 2019, che certifica legna da ardere, cippato e bricchette, sulla base dello standard internazionale UNI EN ISO 17225, secondo quattro classi di qualità (A1+, A1, A2, B), in base alla principali caratteristiche qualitative; le aziende certificate Biomassplusdevono tracciare la provenienza del materiale, dal produttore all’utente finale, e sono controllate per accertare la legalità del processo e la sostenibilità della filiera
  • Low Carbon Timber, sistema di tracciabilità e calcolo della distanza percorsa, che attesta il rispetto di distanze massime (benchmark) da parte del prodotto legnoso lungo la sua filiera di trasformazione, particolarmente importante per le procedure di acquisto pubbliche, perché risponde ai criteri e ai requisiti di verifica previsti dai Criteri Ambientali Minimi (CAM); facilmente utilizzabile anche da piccole organizzazioni, può essere integrato con i protocolli di tracciabilità di settore (PEFC / FSC / Due Diligence), senza procedure aggiuntive di gestione documentale.

Ha chiuso la sessione il presidente del Consorzio Forestale Monte Armetta di Ormea, Piero Bologna, che ha presentato il processo di valorizzazione della biomassa legnosa condotto in Alta Val Tanaro, direttamente collegato, a partire dal 2000, alla messa in funzione della rete di teleriscaldamento che, alimentata da una centrale a biomassa, fornisce calore al Comune di Ormea.

 

Sessione 3: Diagnosi energetica e performance degli edifici

Il terzo evento, al quale hanno preso parte i ragazzi dell’istituto G. Baruffi di Ceva, indirizzo “Costruzione, ambiente e territorio” e si è avviato con la presentazione – a cura della dott.ssa B. Eula della Direzione regionale Ambiente Energia e Territorio – Settore Sviluppo Energetico Sostenibile della Regione Piemonte, che ha illustrato le iniziative regionali a supporto degli interventi per l’efficientamento energetico a favore degli Enti locali piemontesi.

A seguito delle richieste di investimento inoltrate agli enti pubblici aderenti al Patto dei Sindaci per il clima e l’energia, sono emerse esigenze diffuse orientate a: intervenire sul patrimonio pubblico, segnalando soprattutto edifici comunali e scolastici, quali immobili che richiedono opere più urgenti; idee progettuali a valenza multipla di tutela ambientale; valorizzazione del patrimonio architettonico; la necessità di approfondire i risultati attesi in termini energetici e ambientali.

La Regione si è quindi adoperata al fine di promuovere percorsi innovativi per rendere cantierabili le idee proposte; sostenere ampi progetti strategici di area vasta; favorire l’utilizzo della nuova piattaforma FeliCity.

Questa è stata l’oggetto dell’intervento curato da IISBE Italia, grazie all’intervento del dott. C. Capitanio, che ha descritto, (suscitando ampio interesse da parte dei ragazzi presenti), questo strumento preliminare per la realizzazione di diagnosi energetiche e di valutazione della sostenibilità degli interventi. Si tratta infatti di uno strumento web innovativo, messo a disposizione degli enti locali, che consente di condurre analisi energetiche speditive ad elevato grado di affidabilità.

L’arch. M. Roatta, dell’Ordine degli Architetti P.P. e C. della Provincia di Cuneo, ha presentato il progetto Alcotra Habit.A, Abitare le Alpi del Sud nella prospettiva dei cambiamenti climatici, delineando le nuove prospettive studiate per l’architettura di montagna, illustrando le possibilità individuate per costruire in modo sostenibile edifici resilienti, coniugando la sostenibilità, con la qualità dell’habitat umano e l’adattamento ai cambiamenti climatici.

L’arch. Mauro Cornaglia (Environment Park) ha infine presentato il Progetto Store4HUC e gli strumenti sviluppati per la promozione dei sistemi di accumulo dell’energia rinnovabile. Un progetto teso a migliorare le strategie di pianificazione energetica a sostegno della mitigazione dei cambiamenti climatici nei centri urbani, incentivando l’uso e l’integrazione dei sistemi di stoccaggio dell’energia e migliorando il livello di conoscenza delle pubbliche amministrazioni e dei fornitori di servizi pubblici interessati (utilities). L’iniziativa è finalizzata a migliorare le strategie di pianificazione energetica a livello comunale, fornire strumenti efficaci, incrementare l’utilizzo di energia da fonti rinnovabili, tramite l’utilizzo di sistemi di accumulo.

Poiché la diagnosi energetica è una delle componenti chiave di un programma di efficienza energetica, nel pomeriggio, la formula del “cantiere aperto”, con una relazione pratica approfondita curata dal prof. Paolo Oliaro, ha consentito ai ragazzi della Scuola Forestale di condividere il percorso e di recepire metodi e risultati con finalità didattiche e dimostrative.

In contemporanea si è svolta la visita guidata alla centrale di teleriscaldamento di Ormea a cura di Gabriele Michelis, tecnico operativo della centrale. L’impianto, che fornisce il calore a 180 caldaie di condomini e abitazioni singole con una rete di tubazioni di circa 7,5 km, opera da 20 anni e brucia legno cippato proveniente dai boschi di Ormea e dintorni, grazie ad una silvicoltura a rinnovamento naturale. La combustione avviene in due caldaie automatizzate e controllate, che utilizzano filtri speciali per la depurazione dei fumi, mentre le ceneri finali vengono utilizzate per produrre fertilizzanti.